Batuffoli insanguinati

di Alice Amerio
lunedì 25 settembre 2023

Aveva iniziato a fare dei versi per attirare la sua attenzione, ma l’animale continuava a sonnecchiare reggendosi su una gamba. 

Raccolse dei sassolini da terra e infilò le braccia tra le sbarre della gabbia per lanciarglieli il più vicino possibile. Uno lo colpì sulla zampa. Il fenicottero aprì di colpo gli occhi.

Lentamente iniziò a srotolare il lungo collo che teneva appoggiato al ventre e si allungò in tutta la sua altezza. Un occhio intanto si era fissato, senza sbattere palpebra, sul ragazzo. 

Si raddrizzò sulle due zampe e con brevi passetti si avvicinò alle sbarre.

Teneva la testa ripiegata da un lato per poter continuare ad osservare attentamente il suo disturbatore, che nel frattempo aveva tirato fuori il cellulare.

Si fermò a pochi centimetri dalla gabbia e iniziò a ondeggiare il collo sottile, quasi volesse metterlo in mostra. 

Il ragazzo scattò una foto, poi eccitato, allungò una mano tra le sbarre per sfiorare quell’ipnotica linea rosa che continuava a molleggiare. Il fenicottero non reagì, e mentre il ragazzo percorreva con le dita il suo piumaggio, sembrava guardare oltre le sbarre, muovendo la testa da una parte all’altra. Le strade ancora deserte, a breve sarebbero arrivati numerosi visitatori.

Il fenicottero distese il collo puntando il becco verso il cielo e, mentre il ragazzo osservava quel lungo uncino, con uno scatto veloce gli colpì il viso. Non gli lasciò nemmeno il tempo di rendersene conto che affondò nuovamente il becco, facendolo cadere a terra. Dalla fronte del ragazzo iniziò a scorrere sangue. Al terzo colpo perse i sensi. 

Ebbe però il tempo di sentire un forte fischio e due piccoli batuffoli bianchi che si avvicinavano zampettando.

 

 

«Ed ecco la nostra famiglia di fenicotteri.»

I bambini si erano avvicinati di corsa per vedere da vicino gli animali, ma subito erano corsi indietro impauriti.

«Tranquilli» gli rassicurò la guida mentre li raggiungeva. «Il rosso che vedete non è sangue, ma un rigurgito che i genitori producono per nutrire i loro piccoli.»

I due piccoli vampiri avevano ormai la pancia piena e mentre i becchi finivano di sgocciolare, si stavano riaddormentando all’ombra dei genitori. 

Un occhio rimaneva ancora puntato alle sbarre, dove un telefono non smetteva di squillare.

 

Text by Alice Amerio

Maschera by Boland (Flamingo)

 

©Riproduzione Riservata